lunedì 31 maggio 2010
sabato 1 maggio 2010
Primo Maggio

A tutti i Lubiam che una mattina sono andati al lavoro ma sono caduti e la sera non sono più tornati.
A tutti quelli che non avevano niente da perdere se non le loro catene, e si sono uniti.
A Sante, che faceva il fornaio e non la spia.
(Woody, Union Maid)
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domenica 25 aprile 2010
25 aprile
Certe cose si fanno per tutti, ma di tutti non sono. Dedicato agli amici, quelli incrociati nel quotidiano della vita, attraverso gli occhi, i libri, le canzoni, la storia.
Buona resistenza.
(Il titolo della canzone è Dai monti di Sarzana, storia del Battaglione Lucetti)
(inserito da sindacatomiliardari)
Ps:Una delle ultime registrazioni di Ivan Della Mea, il cuore supplisce la qualità dell'immagine e del suono.
Buona resistenza.
(Il titolo della canzone è Dai monti di Sarzana, storia del Battaglione Lucetti)
(inserito da sindacatomiliardari)
Ps:Una delle ultime registrazioni di Ivan Della Mea, il cuore supplisce la qualità dell'immagine e del suono.
giovedì 8 aprile 2010
Lettera di Nicola Sacco al figlio Dante

Scrivendo dei pezzi per una serie di riflessioni sulle poesie in musica, incontrando Louis Aragon, rossi manifesti, rose e sguardi partigiani, dal recondito luogo da cui le analogie sovvengono una frase ha chiamato questa canzone. Musicata da Pete Seeger nel '51, il testo è la lettera, l'ultima lettera, di Nicola Sacco al figliolo Dante, lasciato a questo mondo con il difficile compito di continuare la battaglia per i deboli, i perseguitati e le vittime. Per i compagni che hanno combattuto e sono caduti. Come Nicola, come Bartolomeo.
Chissà cosa ha portato qui, da Aragon. Forse le rose, forse l'addio, la maternità, il coraggio spavaldo di chi se ne sta andando, di chi sta perdendo, e invece di cercare conforto, conforto lascia. E poi non so, poi, sono senza parole.
SACCO'S LETTER TO HIS SON
If nothing happens they will electrocute us right after midnight
Therefore here I am, right with you, with love and with open heart,
As I was yesterday.
Don’t cry, Dante, for many, many tears have been wasted,
As your mother’s tears have been already wasted for seven years,
And never did any good
So son, instead of crying, be strong, be brave
So as to be able to comfort your mother.
And when you want to distract her from the discouraging soleness
You take her for a long walk in the quiet countryside,
Gathering flowers here and there.
And resting under the shade of trees, beside the music of the waters,
The peacefulness of nature, she will enjoy it very much,
As you will surely too.
But son, you must remember; Don’t use all yourself.
But down yourself, just one step, to help the weak ones at your side.
The weaker ones, that cry for help, the persecuted and the victim.
They are your friends, friends of yours and mine, they are the comrades that fight,
Yes and sometimes fall.
Just as your father, your father and Bartolo have fallen,
Have fought and fell yesterday. for the conquest of joy,
Of freedom for all.
In the struggle of life you’ll find, you’ll find more love.
And in the struggle, you will be loved also.
LETTERA DI SACCO A SUO FIGLIO
Se non succede niente, ci giustizieranno dopo mezzanotte.
Allora sono qui, sincero, con amore e con il cuore aperto,
come lo sono stato ieri.
Non piangere, Dante per tante tante lacrime sprecate,
come quelle di tua madre, sprecate per sette anni
senza nessun buon esito.
Figliolo, invece di piangere, sii forte, sii coraggioso.
Sii capace di essere di conforto alla mamma.
E quando vorrai distrarla dalla solitudine umiliante,
portala a passeggiare a lungo nella quiete campestre,
cogliendo fiori qui e là.
E all'ombra degli alberi, accanto alla musica delle acque,
amerà molto la tranquillità della natura.
E anche tu, di certo.
Ma ragazzo, ricorda: non usare tutto te stesso.
Tieni una parte di te per aiutare i deboli che ti stanno accanto.
I più deboli, che gridano aiuto, i perseguitati e le vittime.
Sono tuoi amici, amici miei e tuoi, sono i compagni che combattono;
Sì, e a volte cadono.
Come tuo padre, tuo padre e Bartolo sono caduti.
hanno combattuto e sono caduti ieri, per la conquista della gioia
e della libertà per tutti.
Nella lotta della vita troverai, troverai più amore.
E nella lotta, sarai anche amato.
giovedì 1 aprile 2010
Orly
ad Enrico
Quando arriva il momento di dirsi addio, una canzone non basta, ma in una canzone può anche esserci tutto. Il saluto, la speranza, la disperazione. Perché come ad Orly, la domenica è triste, e sa di sale, sa di cose già viste. Sa di folla, moltitudine che ti fa sentire solo, deserto dentro senza ragione. Perché una ragione non c'è stata, o forse sì, e tu da quel giorno non puoi fare altro che vivere di progetti, di ricordare l'ultimo istante, quando invece che per mano ti tenevi per gli occhi, come solo Jacques Brel poteva osservare. Ne hai perdute di cose, ma questa non l'avevi perduta mai. E forse fino a questo momento non sapevi nemmeno di averla incontrata. Ma l'assenza pesa, l'"assenza è un assedio" (p.c.), e tra mille lui, occhio di poeta e lingua di gabbiano, ne vede solo due, e alla fine vede solo te, che la folla sta inghiottendo, come tu fossi un frutto qualsiasi.
Per conoscere le canzoni di Jacques Brel, imperdibile (e purtroppo abbastanza introvabile) Jacques Brel. Tutte le canzoni (1948-1977) Ed Arcana, 1994, traduzioni di Duilio del Prete, a cura di Enrico de Angelis, autore di una straordinaria prefazione.
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martedì 2 marzo 2010
Al popolo cileno
Al popolo cileno colpito in questi giorni dal terribile terremoto, tragedia su cui non si può aggiungere nulla se non una nostra sentita manifestazione di dolore (come fu poco tempo fa con Haiti) dedichiamo due canzoni.
Iniziamo con uno di loro, perduto ma ancora presente (almeno qui nei nostri pensieri): Victor Jara, grande, immenso musicista e insistituibile voce del popolo (del quale vorremmo parlare diffusamente in un prossimo articolo) ...
E poi, un Fausto Amodei (Fausto ti vogliamo bene, n.d.r) di un po' di tempo fa con il testo (troverete un bel po' di testi di Amodei in deposito.org curato da Sergio) di "Al compagno Presidente" (Salvader Allende). E se per le catastrofi naturali si può maledire la sfortuna (e chi ci crede può invocare l'aiuto di qualche divinità) di fronte alle catastrofi etico-civili non ci si può che vergognare: che possano essere successe, che possano succedere, che Pinochet non abbia pagato.
Buone Canzoni.
Al compagno presidente
Niente bandiere esposte a mezz'asta,
a Valparaiso, Santiago, Antofagasta
per Salvador Allende
Hanno paura di ricordare
che un vero presidente popolare
muore ma non s'arrende.
Per chi è vissuto e morì con coraggio
non ci si attende un omaggio
da quelli che sono vissuti e più tardi
dovran morir da codardi.
Niente uniformi, né generali,
né nobil donne né autorità ufficiali
di fianco al tuo sudario.
Per chi ti ha ucciso non conta niente
la morte di un compagno presidente
morto da proletario
I traditori si sono già accorti
d'esser più morti dei morti:
anche da vivi a loro è concesso
d'essere carogne lo stesso.
Nessun cannone ti ha tributato,
sparando a salve, l'ultimo commiato,
andando al cimitero.
Nixon non spreca inutilmente
le munizioni per un presidente
morto a guerrigliero.
Ogni suo colpo lo devo serbare
per chi ti vuol vendicare.
Chi c'ha la forza e non la ragione
si affida solo al cannone.
Ma, mille a mille, si sono mosse
in tutto il mondo le bandiere rosse
per te compagno Allende.
Si sono mosse per ricordare
che solo un presidente popolare
muore ma non s'arrende.
E' stato il popolo a darti in omaggio
questo tuo grande coraggio.
Questo coraggio che tu ora da morto
Rendi al tuo popolo insorto.
Chi ti ha voluto render gli onori
sono milioni di lavoratori
di rivoluzionari.
Perchè è un esempio ormai leggendario,
che un presidente muoia proletario
tra gli altri proletari.
Ma dietro ad un proletario ammazzato
c'è tutto il proletariato.
C'è tutto il proletariato che aspetta
di compier la sua vendetta.
E quei fucili che hanno voluto
renderti ancora l'ultimo saluto,
entrando al cimitero,
son stati i primi che hanno indicato
come seguir l'esempio che tu hai dato
compagno guerrigliero.
Ora la forza ce l'ha un traditore
ma il socialismo non muore.
Esso è ben vivo e continua a lottare
con unità popolare.
Iniziamo con uno di loro, perduto ma ancora presente (almeno qui nei nostri pensieri): Victor Jara, grande, immenso musicista e insistituibile voce del popolo (del quale vorremmo parlare diffusamente in un prossimo articolo) ...
E poi, un Fausto Amodei (Fausto ti vogliamo bene, n.d.r) di un po' di tempo fa con il testo (troverete un bel po' di testi di Amodei in deposito.org curato da Sergio) di "Al compagno Presidente" (Salvader Allende). E se per le catastrofi naturali si può maledire la sfortuna (e chi ci crede può invocare l'aiuto di qualche divinità) di fronte alle catastrofi etico-civili non ci si può che vergognare: che possano essere successe, che possano succedere, che Pinochet non abbia pagato.
Buone Canzoni.
Al compagno presidente
Niente bandiere esposte a mezz'asta,
a Valparaiso, Santiago, Antofagasta
per Salvador Allende
Hanno paura di ricordare
che un vero presidente popolare
muore ma non s'arrende.
Per chi è vissuto e morì con coraggio
non ci si attende un omaggio
da quelli che sono vissuti e più tardi
dovran morir da codardi.
Niente uniformi, né generali,
né nobil donne né autorità ufficiali
di fianco al tuo sudario.
Per chi ti ha ucciso non conta niente
la morte di un compagno presidente
morto da proletario
I traditori si sono già accorti
d'esser più morti dei morti:
anche da vivi a loro è concesso
d'essere carogne lo stesso.
Nessun cannone ti ha tributato,
sparando a salve, l'ultimo commiato,
andando al cimitero.
Nixon non spreca inutilmente
le munizioni per un presidente
morto a guerrigliero.
Ogni suo colpo lo devo serbare
per chi ti vuol vendicare.
Chi c'ha la forza e non la ragione
si affida solo al cannone.
Ma, mille a mille, si sono mosse
in tutto il mondo le bandiere rosse
per te compagno Allende.
Si sono mosse per ricordare
che solo un presidente popolare
muore ma non s'arrende.
E' stato il popolo a darti in omaggio
questo tuo grande coraggio.
Questo coraggio che tu ora da morto
Rendi al tuo popolo insorto.
Chi ti ha voluto render gli onori
sono milioni di lavoratori
di rivoluzionari.
Perchè è un esempio ormai leggendario,
che un presidente muoia proletario
tra gli altri proletari.
Ma dietro ad un proletario ammazzato
c'è tutto il proletariato.
C'è tutto il proletariato che aspetta
di compier la sua vendetta.
E quei fucili che hanno voluto
renderti ancora l'ultimo saluto,
entrando al cimitero,
son stati i primi che hanno indicato
come seguir l'esempio che tu hai dato
compagno guerrigliero.
Ora la forza ce l'ha un traditore
ma il socialismo non muore.
Esso è ben vivo e continua a lottare
con unità popolare.
mercoledì 17 febbraio 2010
Fabrizio, 70

Domani Fabrizio De André compie 70 anni. Quanto silenzio, negli ultimi dieci anni, senza di lui. Ma quanta gioia, sempre, nel sentire la sua voce limare le parole, come la rugiada le foglioline verdi, come la tristezza dolce una notte lunga e scura.
Su Fabrizio, in questi anni si è scritto e detto molto. Non sono mancate le celebrazioni (molte così dissonanti con la sua personalità schiva), non sono mancate le rivisitazioni, i dibattiti, le "spartizioni" dei meriti della sua eredità musicale (su come la pensiamo riguardo a questo, ci siamo già espressi).
Ma domani, noi non penseremo a tutto questo. Penseremo che ci manca, che vorremmo lui fosse ancora qui: saprebbe di certo scrivere una splendida canzone per le guerre che non ne vogliono sapere di tacere, per tutti quelli che in questi giorni bui perdono il lavoro, per queste declino etico-civile che sembra senza fine, per lo scempio dei nostri governanti al nostro Paese. A dire il vero, Fabrizio descrisse uno scenario apocalittico che tanto somiglia al nostro presente già vent'anni fa, con la sua splendida La domenica delle salme: uno sfondo inquietante, fitto di riferimenti storici passati e contingenti ma decisamente lungimirante, illuminato. Una catastrofe onirica (sembra un terribile incubo, o una realtà assimilata dalle coscienze senza, se non rara, resistenza), un palcoscenico di grottesche figure che forse descrive meglio il presente che quei fine 80/primi 90, anni, per i più, di superficiale ottimismo (plasmato dalla cultura dominante, che riuscì a veicolare le coscienze e il senso critico della gente verso una strada che ha portato all'attuale appiattimento socio-culturale). Tirando le somme di sessant'anni di storia, Fabrizio fu profeta del presente (quello attuale). Solo uno sguardo attento, poetico, anarchicamente libero e denso di rispetto per il prossimo poteva interpretare l'immanenza della storia, vedere oltre e cantare, trasformare in capolavoro l'essenza di una pace terrificante. Gli addetti alla Nostalgia, che accompagnano tra i flauti il cadavere di Utopia è per noi la più struggente, devastante, agghiacciante immagine della musica italiana.
Questo non è che un esempio di quello che De André ha saputo lasciarci: ogni sua canzone, dalla più tenera alla più irriverente porta bellezza a chi la vuole ascoltare ed è, alla fine, un atto d'amore (l'amore quello dei vicoli, degli indiani, delle ragazze di strada, dei vecchi che si addormentano al sole) a quell'anima universale, filo sottile, quasi impercettibile, che lega, sulla terra, solitudini e speranze.
Non ci resta che ascoltare, le parole e la voce di questo ragazzo bello, timido e colto, non ci resta che regalargli un nostro pensiero; ora, questa notte, per sempre.
(inserito su youtube da Wackooos)
Ciao Fabri
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