domenica 15 novembre 2009

Pisa per Ivan

Il nostro amico Carlo Rovello ha scritto questo pezzo di ritorno in quel di Savona (e dintorni) da Pisa, dove si è svolto un evento in ricordo di Ivan Della Mea. Carlo ci ha mandato questo ricordo, e noi con affetto lo pubblichiamo :-).




Il Circolo Agorà di Pisa ricorda Ivan Della Mea
Un Circolo Arci di quelli che non trovi più tanto facilmente. Si respira un’aria di amicizia e di profonda passione politico-sociale. Tutti si prodigano per farti sentire a tuo agio, ti coccolano.
Così siamo stati accolti dal Circolo Agorà di Pisa, in Via Bovio, non lontani dall’Arno e dalla stazione ferroviaria.
Sabato 14 novembre si è voluto ricordare Ivan Della Mea, recentemente scomparso, nativo di Lucca ed esponente del Nuovo Canzoniere Italiano.
Io e Giovanni Straniero siamo stati invitati a presentare il saggio sul Cantacronache (Cantacronache- I cinquant’anni della canzone ribelle- Zona 2008) , con Gualtiero Bertelli a darci man forte con i suoi aneddoti, la sua chitarra e la sua fisarmonica.
Ci è piaciuto ricordare Ivan, ma anche il fratello Luciano della Mea, intellettuale ed attivista politico di spicco, uno dei primi ad intervenire quando, proprio a Pisa, fu picchiato a morte l’anarchico Serantini.
Un pomeriggio piacevole, ripercorrendo il tentativo di nobilitazione della canzone leggera tentato con ferma consapevolezza dal Cantacronache e da Michele L. Straniero (lo zio di Giovanni Straniero), insieme a Liberovici, Amodei, Margot, Jona, ma anche a Calvino, Fortini, Pogliotti e tutti gli altri che presero parte al progetto.
Dopo l’esperienza prodromica e seminale del Cantacronache, il testimone passò proprio al Nuovo Canzoniere, con figure quali Pietrangeli, Giovanna Marini, Gualtiero Bertelli e il medesimo Ivan (Luigi) Della Mea, splendido interprete anche del dialetto milanese.
Una lauta cena preparata con cura dagli allievi del corso di cucina del Circolo, poi comincia il clou della serata. Per primo entra in scena il coro dei ragazzi dell’Agorà, tutti a semicerchio, chitarra a tracolla, fisarmonica e giù ad intonare melodie popolari, mentre tutti ci troviamo pervasi da un’ atmosfera di comunanza e autenticità.
Al fine sale sul piccolo palco Bertelli, ( l’unico essere umano che canta con la voce da aragosta, come scherzosamente lo definì proprio Della Mea), la barbetta da moschettiere, i capelli spartiti, argentati e rigogliosi.
Un ricordo ancora per l’amico Ivan, poi Gualtiero ci conduce col suo repertorio nella Laguna Veneziana, tra i ricordi d’infanzia sull’isola della Giudecca, gli aneddoti scherzosi, i momenti di acuta riflessione e di rabbia sociale e non può mancare la sua Nina: “Nina ti te ricordi quanto che gavemo messo a andar su 'sto toco de eto nsieme a far a l'amor”.

Grazie a tutti.

Carlo Rovello

3 commenti:

Eliolibre ha detto...

Quanti ricordi leggendo queste righe! Per un momento mi è sembrato di rivivere la mia giovinezza, le mie speranze, le lotte e le illusioni che hanno caratterizzato quegli anni indimenticabili. Grazie.

Marghi ha detto...

Caro Elio, è solo un piacere poter parlare di queste cose, e noi ringraziamo le persone come te che le ascoltano.Girerò subito il tuo commento al ragazzo che ha scritto il brano.
Quelle che tue chiami "la tua giovinezza, le tue lotte..." ancora vivono, non solo nelle persone come te ma anche in ragazzi come noi: allora non c'eravamo, ma abbiamo raccolto, credeteci, abbiamo raccolto. Non siamo in molti, ma crediamo che queste nostre ricerche, e queste nostre passioni per certi artisti siano orientate non solo verso la conprensione, la storia del movimento ma soprattutto verso il futuro.
Quasi niente, delle canzoni di Ivan, o di Fausto o di Giovanna etc è tempo ormai andato.
Si sono barattate poche conquiste con un conformismo morale ed ideologico, nato dall'antipolitica dei tremendi anni del disimpegno, che ora vede il suo funesto compiersi a 360 gradi.
Quindi uno dei doveri della mia generazione sta nel conoscere una certa eredità, nell'andarla a cercare sotto cumuli di macerie e raccoglierla. Possono cambiare gli stili e le forme, ma l'arte, anche la piccola arte della canzone non deve dimenticare il proprio ruolo di strumento di pensiero.
Certo, noi che non abbiamo potuto viverli "rubiamo" così un po' dei vostri anni indimenticabili per trovare una speranza che dal presente stenta ad arrivare :-)
E non è una questione di nostalgia, è una questione di coscienza.
Marghi

Eliolibre ha detto...

Marghi mi commuovi. Leggendoti mi viene da pensare che il nostro impegno non sia stato vano come la triste realtà che ci circonda potrebbe far pensare e che la tanto denigrata frase "un mondo migliore è possibile" non è poi così peregrina.
E se ci aggiungo la bella notizia giunta oggi dalla Bolivia la speranza diventa ancora più forte.