giovedì 8 aprile 2010

Lettera di Nicola Sacco al figlio Dante


Scrivendo dei pezzi per una serie di riflessioni sulle poesie in musica, incontrando Louis Aragon, rossi manifesti, rose e sguardi partigiani, dal recondito luogo da cui le analogie sovvengono una frase ha chiamato questa canzone. Musicata da Pete Seeger nel '51, il testo è la lettera, l'ultima lettera, di Nicola Sacco al figliolo Dante, lasciato a questo mondo con il difficile compito di continuare la battaglia per i deboli, i perseguitati e le vittime. Per i compagni che hanno combattuto e sono caduti. Come Nicola, come Bartolomeo.

Chissà cosa ha portato qui, da Aragon. Forse le rose, forse l'addio, la maternità, il coraggio spavaldo di chi se ne sta andando, di chi sta perdendo, e invece di cercare conforto, conforto lascia. E poi non so, poi, sono senza parole.






SACCO'S LETTER TO HIS SON

If nothing happens they will electrocute us right after midnight
Therefore here I am, right with you, with love and with open heart,
As I was yesterday.
Don’t cry, Dante, for many, many tears have been wasted,
As your mother’s tears have been already wasted for seven years,
And never did any good
So son, instead of crying, be strong, be brave
So as to be able to comfort your mother.

And when you want to distract her from the discouraging soleness
You take her for a long walk in the quiet countryside,
Gathering flowers here and there.
And resting under the shade of trees, beside the music of the waters,
The peacefulness of nature, she will enjoy it very much,
As you will surely too.
But son, you must remember; Don’t use all yourself.
But down yourself, just one step, to help the weak ones at your side.

The weaker ones, that cry for help, the persecuted and the victim.
They are your friends, friends of yours and mine, they are the comrades that fight,
Yes and sometimes fall.
Just as your father, your father and Bartolo have fallen,
Have fought and fell yesterday. for the conquest of joy,
Of freedom for all.
In the struggle of life you’ll find, you’ll find more love.
And in the struggle, you will be loved also.



LETTERA DI SACCO A SUO FIGLIO

Se non succede niente, ci giustizieranno dopo mezzanotte.
Allora sono qui, sincero, con amore e con il cuore aperto,
come lo sono stato ieri.
Non piangere, Dante per tante tante lacrime sprecate,
come quelle di tua madre, sprecate per sette anni
senza nessun buon esito.
Figliolo, invece di piangere, sii forte, sii coraggioso.
Sii capace di essere di conforto alla mamma.

E quando vorrai distrarla dalla solitudine umiliante,
portala a passeggiare a lungo nella quiete campestre,
cogliendo fiori qui e là.
E all'ombra degli alberi, accanto alla musica delle acque,
amerà molto la tranquillità della natura.
E anche tu, di certo.
Ma ragazzo, ricorda: non usare tutto te stesso.
Tieni una parte di te per aiutare i deboli che ti stanno accanto.

I più deboli, che gridano aiuto, i perseguitati e le vittime.
Sono tuoi amici, amici miei e tuoi, sono i compagni che combattono;
Sì, e a volte cadono.
Come tuo padre, tuo padre e Bartolo sono caduti.
hanno combattuto e sono caduti ieri, per la conquista della gioia
e della libertà per tutti.
Nella lotta della vita troverai, troverai più amore.
E nella lotta, sarai anche amato.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Questa volta non è possibile tacere i complimenti: gli ultimi due post sono bellissimi.
Prima ho passato una notte ad ascoltare, a leggere, a chiedere cos'è che mi fa riconoscere nei sogni, dopo centinaia di altri occhi, il Suo sguardo, incontrato per non più di una manciata di volte, cinque o dieci anni prima.
Poi rileggo le parole di un uomo, un operaio, e ricordo il nonno semianalfabeta tornato sessant'anni fa dall'America con meno di prima. E vorrei saper fare qualcosa di più che regalare libri, come "Furore" di Steibeck, per riaccendere la mente di qualche ragazzo oggi nel mio paese.

Marghi ha detto...

Grazie per le belle parole, troppo belle. So che tu sai che io so. E quello che non so, a volte lo so scrivere o forse, anch'io, solo sognare. Continua a regalare libri, sono piccoli semi nel deserto, e il deserto, a volte, incredibile e opportuno miracolo della natura, fiorisce, magari per un solo giorno ma per quel giorno ne è valsa la pena. E poi arriva la notte, da leggere ed ascoltare. E poi il futuro , e nel futuro, chissà.
ciao

Matteo ha detto...

La canzone è bellissima, nel solco della tradizione del country folk americano (quello autentico, non quello commerciale delle discografiche)
Sacco e Vanzetti sono da esempio, morti innocenti eppure non hanno mai, neanche in punto di morte, rinunciato alle loro idee e a quello in cui credevano.

Marghi ha detto...

Ciao Matteo, è vero, Nicola e Bart sono un esempio da non dimenticare, sono persone da ricordare e in memoria delle quali continuare a combattere. Sono d'accordo con il fatto che il vero folk americano è questo (Joe Hill, Woody Guthrie, Pete Seeger, Ewan McColl... e tutte le loro radici nel canto sindacale e nel blues), antecedente al folk-revival successivo, commerciale e commercializzato.
M.

riccardo uccheddu ha detto...

Non conoscevo questi versi... versi a dir poco stupendi.
Mi riferisco soprattutto all'ultima strofa, che riassume in poche parole tutta l'essenza della lotta per una società di liberi e di UGUALI.
E' facile, infatti, chiudersi o rinchiudersi in un mondo stile famigliola da mulino bianco; ma quanto è giusto?
La fame, la disoccupazione, la guerra, il razzismo ritornano... oggi quasi più di prima.
Ma se dal nostro (anche doloroso) archivio sapremo riscoprire l'opera ed il pensiero di uomini come Sacco e Vanzetti, R. Luxemburg, W. Benjamin, A. Gramsci, il Che ed alcuni altri, non tutto sarà perduto.
Lo sembrava anche in epoca fascista.. e invece...
Un caro saluto!
Riccardo

Marghi ha detto...

Ciao Riccardo. Certo, basterebbero la memoria storica e la cultura a salvarci. Basterebbe conoscere le cose, fare la fatica di capirle. No, non è tutto perduto ma la strada è lunga. Ma non ci arrendiamo, anche in memoria e in nome di chi per i nostri ideali ha dato la vita. Un abbraccio, Marghi