domenica 13 giugno 2010

Un pensiero per Ivan

Un anno fa, nella notte tra il 13 e il 14 giugno, se ne andava Ivan Della Mea. A noi manca tanto e non lo dimenticheremo mai. Non dimenticheremo mai non solo le sue canzoni, ma soprattutto la sua ostinata coerenza politica e il suo impegno all'Istituto Ernesto De Martino. Il suo curioso modo di parlare, la sua scrittura insolita e concitata, buffa, piena di punteggiatura e di moti sospesi.

Qui, l'ultimo articolo scritto per il Manifesto pochi giorni prima di... (articolo recuperato dal bellissimo sito antiwarsong di Riccardo Venturi, che la sa più che lunga a proposito di canzoni :-) )


BRUCIA COMPAGNO BRUCIA
di Ivan Della Mea
da Il Manifesto del 12 giugno 2009

Cialtroni presuntuosi autoreferenti mentecatti retorici e pletorici recitanti di grandi parole intelligentissime che vi arrotondano il labbruccio nell'affettata pronunzia e vi allargano i buchi del naso a frogia cavallina per comunicare la potenza del vostro dire e gli occhi che se la tirano a specchio di una cultura altissima profusa con grande intelligenza e non conta un cazzo che nulla sappiate del lavoro, ne fate un'astrazione impreziosita dal suffisso «oro» e del prefisso «lav» non potrebbe fregarvene di meno. Ma volete essere di sinistra, di più, vorreste essere la sinistra e nonostante alcuni di voi abbiano alle spalle più disastri che meriti ancora vi vivete come dirigenti, diri senza genti, e impapocchiate di qui e rompete di là forti del vostro protagonismo e presenzialismo e animati dalla sottile foia di potere che informa il vostro fare: dirigenti di quarantaquattrogattiinfilaperdue ambite cariche nazionali o europee. Eterni quadri di partito o di gruppo per voi tutto fa pedana. Dalla scissione del 1906 al diciannovismo alla nascita del Partito comunista italiano non pochi tra voi già erano attrezzati e si portavano appresso una seggiolina di quelle che si chiudono onde averla prestamente fruibile per poggiare le ponderose chiappe. Voi siete stati e siete ancora la vera rovina del mondo del lavoro in generale e dei lavoratori. Fatte le eccezioni dei Di Vittorio, Novella, Santi, Trentin, Luciano Romagnoli e pochi altri davvero compagni davvero dirigenti, davvero protagonisti coscienti e responsabili di grandi vittorie e di grandi sconfitte, c'è parecchia miseria e assai poca nobiltà a giro e allora mi spiego perché non poche frange della classe operaia del nord, est e ovest, ancorché sindacalizzate, abbiano votato per la Lega. Al sindacato chiedono una sinecura da mero patronato, ma razzismo e intolleranza e non di rado fancazzismo ed egoismo e anche antipartitismo per dire anticomunismo sono costanti assai presenti sulle quali, e da tempo, dalla fine degli anni '80, come documentava con una ricerca il mio carissimo amico Primo Moroni commissionata dal sindacato, nessuna cultura contro veniva attivata e dunque nessuna politica. Si può essere cigiellisti e leghisti e razzisti e lo si è in molti casi. È questa io credo la miseria della politica di oggi e della cultura che l'informa. Chi ha voglia di fare chiarezza su queste contraddizioni? Chi ha la coscienza compagna di dire all'operaio sindacalizzato che discriminare, emarginare, fare pratica costante di razzismo e di differenzialismo significa essere fascisti dentro? Non lo vedo questo coraggio. Non vedo l'urgenza di un fare politica che sia anche fare cultura in questo senso: e cioè in contrapposizione e in rivolta.
Chi leghista viene in Piazza della Loggia il 28 maggio di ogni anno o è mentecatto o non si rende conto di essere corresponsabile dello scoppio di quella bomba: uno scoppio che nella coscienza non è finito né mai finirà. Chi, dirigente, non capisce o non vuol capire questo, è uno che ormai vede soltanto i cadreghini rassicuranti e ambiti, le piccole medie e grandi ambizioni di potere personale, la politica del farsi i cazzi propri, del chi fa da sé fa per tre. È ora di guardarsi negli occhi e di dirsi a muso duro tutto questo e ci si romperà forse ulteriormente, ma su quanto resterà si potrà tentare di ricostruire insieme sempre insieme e soltanto insieme un progetto socialista. «Brucia compagno brucia/la lotta continua ancora//Brucia compagno brucia/continuerà».






E La ringhera....




Chapeau... Marghi

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