sabato 22 dicembre 2012

Il Tenco a Novara-- Serata Brassens

E' stata una bella serata, quella del 7 dicembre scorso a Novara, nuova sede che quest'anno ha affiancato Sanremo nell'ospitare un numero sorprendente di incontri dedicati alla canzoner d'autore.
Dopo gli eventi di Sanremo (ricordiamo su tutti la meravigliosa giornata del 17 novembre, dedicata a Woody Guthrie nel centenario della nascita), la cittadina piemontese è stata teatro di una tre giorni di musica e dibattiti di altissima qualità, coronata dalla serata finale dedicata alla consegna delle Targhe Tenco. In questo articolo, vorrei raccontarvi dell'evento che abbiamo dedicato a Georges Brassens, dal titolo "Il maestro irriverente", nella preziosa sede del Piccolo Coccia, nel cuore di Novara: due ore di musica e parole dedicate al grande francese, con le canzoni tradotte da Alberto Patrucco e le chiacchiere di Enrico de Angelis, Antonio Silva, Sergio Sacchi e di chi scrive.
Brassens, monumento della canzone francese (e mondiale), in Italia è ancora un personaggio piuttosto sconosciuto, o semplicemente identificato come l'autore de "Il gorilla", tradotta con successo dal grande Fabrizio De André negli anni Sessanta. Certo, di traduttori ne ha avuti diversi, e molto illustri: oltre a De André, tra i traduttori di "prima generazione" non possiamo non ricordare Nanni Svampa, che ha tradotto Brassens in dialetto milanese e in italiano, Fausto Amodei, con il suo piemomontese francesizzante e Beppe Chierici, amico personale di Brassens, attore e cantautore; inoltre, in tempi recenti, abbiamo visto un numero sempre crescente di nuovi interpreti e traduttori cimentarsi con l'eredità di Tonton Georges: tra di loro la targa Tenco Alessio Lega, il giovane Andrea Belli e soprattutto Alberto Patrucco, che da qualche anno si sta cimentando in un lavoro di traduzione profondo e didascalico, traducendo brani già affrontati da altri ma anche e soprattutto piccole perle brassensiane meno conosciute ed inedite in traduzione. Due ore di spettacolo non possono esaurire tutto quello che ci sarebbe da dire su Brassens (uno di quei personaggi infiniti che ad ogni ascolto offrono nuove sensazioni e spunti inediti), ma hanno voluto rappresentare il tentativo di divulgare l'opera di un'artista immenso, che con le sue canzoni tenere, irriverenti e dissacranti, ha scosso la Francia degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta, e che ancora oggi offre messaggi quantomai attuali ed urgenti. Un artista che riesce a trovare la soluzione tra la canzonetta e la canzone impegnata, perseguendo con successo un apparente disimpegno in realtà ricco di uno sguardo originale, un punto di vista sempre critico, sempre schierato dalla parte degli ultimi. Tante le cifre stilistiche che rendono unico Brassens: dal sincretismo perfetto parole-musica alla ricerca linguistica, dalla cura della tecnica poetica alla costruzione della melodia perfetta. Una dialettica sintassi-semantica che sublima l'oggetto canzone, lo rende etereo e al contempo incisivo, in poche parole indimenticabile. Alberto Patrucco ha proposto 13 brani, che hanno illustrato le diverse tematiche della multiforme varia poetica di Brassens: l'amore, la morte, l'anticlericalismo, l'insofferenza verso il potere ed il benpensare della borghesia. Interessante il lavoro svolto sulle canzoni (in parte tradotte in collaborazione con Sergio Sacchi): traduzioni ben riuscite ed arrangiamenti (di Daniele Calderini) che restituiscono valore e profondità ad un aspetto spesso erroneamente considerato minore in Brassens, ovvero la ricerca musicale. Un lavoro musicale di gran valore, sottolineato dalle abilità interpretative di Patrucco, un lavoro che speriamo di aver arricchito con i nostri contributi, in quella che volutamente non è stata una relazione accademica (a Brassens non sarebbe piaciuto...) ma una chiacchierata profonda, in quello spirito di scambio e di divulgazione analitica che il Club Tenco da sempre propone e persegue. Per quel che mi riguarda, parlare di Brassens a lungo ad un pubblico attento come quello del piccolo Coccia è stato indimenticabile. Spero di aver divertito i cultori di Brassens, di aver aperto con loro un dialogo fecondo di discussioni e di aver incuriosito i nuovi ascoltatori. Continuo a credere che i temi delle canzoni di Georges, teneri, irriverenti, insoliti, struggenti, possano ancora scuotere le coscienze e divertire, indignare, commuovere, restituire un po' di bellezza ad un mondo ancora tutto da cambiare.

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