Scrivere di musica: tematica solo apparentemente generosa per disquisire, perché oltre che vasta è in primo luogo complessa, essendo la storia e l'editoria sature di eterogenee manifestazioni di genere.
Oggigiorno moltissime case editrici tra le loro collane ne annoverano una espressamente dedicata alla musica, ma ovviamente le manifestazioni letterarie moderne hanno radici molto profonde ed antiche, che influenzano in parte la moderna accezione dello scrivere sulla seconda arte.
Difficile quindi fare un discorso organico, ma ben lungi dal voler inseguire un’ideale completezza, ci sono un po’ di considerazioni da fare di interesse storico ed artistico per districarsi nella circolarità del significato dell’analisi di un’arte, quando tale arte viene utilizzata per descriverne un’altra.
Un'osservazione divertente da cui si può iniziare è la seguente: lo scrivere di musica, e con esso la famigerata critica musicale, nascono prima della musica scritta.
Se Guido d'Arezzo, autore del fondamentale Micrologus de musica, aspettò solo l'anno Mille (1028 ?) per inventare la scrittura delle note su rigo (proponendo la sua teoria dell’esacordo, seminale alla moderna scrittura musicale), di musica già si scriveva da secoli, anzi da millenni.
Sarà che la musica è la musica, e il suo nome già basta a qualsiasi definizione emotiva. Sarà che accanto al ruolo di intrattenimento, di veicolo di sentimenti, la musica ha sempre avuto un significato sacro, rituale, e non ultimo celebrale.
Se Platone ne La Repubblica riconosce alla musica il ruolo di “esercizio dello spirito… come amore per il Bello ideale e non per le bellezze sensibili..” nel processo educativo e pedagogico del giovane ateniese (1), Aristotele addirittura conferisce a talune armonie delle virtù etiche e ad altre, di contro, caratteristiche immorali (arrivando nella Politica a definire “orgiastico” il frigio, contrapposto al modo dorico, degno di essere strumento educativo).
Ma già prima della filosofia “socratica” (siamo al tempo delle scuole presocratiche, così vicine a certe moderne intuizioni filosofico-scientifiche da avvicinarci all’idea della ricorrenza storica del pensiero) la scuola pitagorica, affascinante e contraddittoria setta filosofica nata a Crotone e poi largamente diffusasi, dava alla musica spazio e significato speciali.
I presocratici scrivono di musica e di suoni come moderni musicologi o studiosi del suono, innestando nella loro complessa filosofia basata sul dualismo degli opposti, studi (anche empirici, legati a veri esperimenti di fisica) sulla musica, dai quali scaturiscono notevoli intuizioni matematiche; musica quindi come oggetto di studio scientifico e come strumento filosofico di armonia degli opposti.
Beh, per avvicinarci ancora un po’ ai nostri tempi, il buio Medioevo pullula di scrittori addetti alla musica: tra Teorici e Trattisti (chi si dedicava più alla teorizzazione e chi più alla pratica e alla didattica), prima e dopo D’Arezzo prende il volo la tradizione dei trattati, rinfoltita da metodi per strumenti veri e propri (che ancora oggi, anche se forse non ci si pensa), rappresentano una grossa fetta dei prodotti editoriali orientati alla musica.
Proseguendo, subentrando l’interesse delle musica “profana” a quello della musica sacra (per forza di cose e di mezzi la più o forse la sola studiata fino ad un certo momento) anche lo scrivere di musica diventa più articolato e popolare. E quando con il passare di secoli l’opera si impone come uno delle principali modi teatrali, nasce un nuovo tipo di pubblicazione, il libretto dei testi, di certo una nuova forma di scrittura, perché il testo letterario complesso e articolato diventa parte integrante dell’opera d’arte.
Queste sono solo pillole di passato per arrivare a comprendere meglio quello che avviene oggi, tenendo conto che del IX e soprattutto nel X secolo sono sorti dei generi nuovi ed innovative, delle forme un tempo se non impensabili mai così insite nella cultura.
Tralasciando la musica classica (discorso troppo complesso ed in parte al di fuori dal nostro interesse ) sono nati generi musicali del tutto nuovi come il blues, il jazz e non ultima la canzone intesa come testo cantato ha acquisito una dignità ed un’importanza culturale mai raggiunta prima. A questo sono seguiti ovviamente interessi mediatici, giornalistici, critici. Interessi socio antropologici, culturali.
E fissando la nostra attenzione nei confronti della canzone d’autore, essa di certo non è soltanto un fenomeno musicale, ma un fenomeno di pensiero su cui tanto si è detto, o meglio si è scritto.
Oggi assistiamo ad un fiorire continuo di pubblicazioni musicali di diverso genere (che oltre alla canzone d’autore riguardano fenomeni come il rock e il pop).
Ma cosa intendiamo allora come “pubblicazioni” musicali contemporanee?
Beh, sono pubblicazioni musicali le biografie dei cantanti e dei musicisti, i libretti dei testi di opere, operette o spettacoli che assumono una parte cantata (musical, commedie musicali etc), le monografie sulle canzoni (da citare le collane di Zona, ad esempio Dentro la musica), le discografie illustrate (citare la collana di Coniglio), le pubblicazioni su artisti smontati e riassemblati a piacimento (da segnalare la crescita a
funzione di Fibonacci (2) dei libri sull’opera di Fabrizio De André, l’80 per 100 delle quali contengono dichiarazioni che mai nessuno avrebbe fatto ad artista in vita ndr).
Commuovente e testimone di un’attualità forse insperata dal giovane artista, la serie di pubblicazioni su Luigi Tenco, vita, opera, pensiero, a firma di grandi nomi e per le maggiori case editrici da Bur a Baldini e Castoldi.
Feltrinelli che pubblica un testo su Woody Guthrie, ribadisce una posizione politica di tradizione, utilizzando una formula diffusa: la raccolta di testi (accuratamente spiegati). Perché di certo, le raccolte di testi sono le più autentiche pubblicazioni musicali: fissano sulla carta quel punto preciso dove la musica si fa canzone e la canzone lo sappiamo è fatta anche di parole, quindi di cibo primario della scrittura.
Invece, la sopracitata biografia d’artista, che non parla solo della sua arte ma pone l'accento sulla sua vita, è una tradizione letteraria che si rifà ad un filone letterario già in voga dal settecento e che trascende spesso (ma non sempre) l’analisi artistica. Ma l’analisi critica è pane irrinunciabile per l’editoria musicale e per il giornalismo.
Il giornalista musicale scrive di musica: asettico se recensisce super-partis, o meglio se non asettico e quindi buon giornalista, quanto meno obbiettivo. Un giornalista lascia una critica del tutto obbiettiva solo quando l'artista non lo fa impazzire, altrimenti si sbilancia, come è giusto.
Perché la canzone fa parte di un tessuto, di una società, un momento storico.
Quindi assume interesse particolare lo studio della musica quale effetto e al contempo strumento di analisi di un certo contesto socioculturale: quindi visione socio antropologica di un passato storico.
Studio della musica (possiamo anche solo dire della canzone, in quanto il testo è imprescindibile) della fenomenologia umana, nel recupero delle canzoni popolari.
Da storia orale, metamorfosi da parlato in forma scritta, quindi non più corruttibile, nella volontà che un determinato patrimonio diventi indelebile.
Come non pensare agli scritti di Alan Lomax, che cattura blues di tempi andati in nastri magnetici ma soprattutto in pagine che oggi ci testimoniano un passato che non esiste più ma è fondamentale conoscere.
Questa è pubblicazione musicale e storiografica al contempo.
Per raccontare anche dell’altro, andiamo a sbirciare nelle istituzioni: Il Club Tenco ha addirittura una collana di libri, I libri del Club Tenco (Editrice Zona), che rispondono ulteriormente al quello che ci chiediamo, ovvero cosa può essere scrivere di musica: quelli del Tenco hanno scritto di come la letteratura stessa diventa musica (musicare i poeti significa dare alla poesia una vita parallela), di come è complesso tradurre, introducendoci ad una delle problematiche teoriche del far canzoni.
Finiamo con un caso particolare di scrivere di musica, ovvero i musicisti che scrivono: non infrequentemente le loro opere sono dense di citazioni musicali (proprio si vede che è più forte di loro) e spesso la musica stessa è il pretesto narrativo. Certo, non tutti sono grandi scrittori come fu Boris Vian, ma come si dice, si fa quel che si può.
Ma allora cosa vuol dire scrivere di musica?
Scrivere uno spartito, analizzarlo, raccogliere dei testi, recensire dei dischi raccontare un vita vissuta dentro la musica, perdersi tra dettagli estetizzanti da musicologi, cercare di mettere ordine con la parola scritta tra modi e modalità di canto popolare, intravedere, carpire spremere o comprendere in quanto autoevidenti filosofie, politiche ed etiche dei cantautori e scriverli per tramandarle.
Raccogliere in un libretto tutte le frasi di Georges Brassens.
Scrivere un manuale di comprensione della musica o addirittua delle direttive pratiche per cantare una canzone.
Fornire ontologie a generi e teorizzare generi da prodotti artistici, vedere avanguardie dentro le canzoni, scrivere un saggio sul canto politico, sul canto sociale sulla canzone d’autore, sul jazz sul blues, e molte altre cose tra le quali infine scrivere un saggio sullo scrivere di musica come quello che stai leggendo.
NOTE:
(1) per capire il ruolo della musica nella filosofia di Platone: Evanghelos Moutsopoulos, La musica nell'opera di Platone, Vita e Pensiero, 2002;
(2)Fibonacci, matematico italiano del 1200 di grande spessore. Sua, la famosa omonima successione (ammirabile oggi sulla mole Antonelliana grazie all’installazione luminosa dell’artista Mario Merz) così definita: F(0)=0, F(1)=1, e per n>1, F(n)=F(n-1)+F(n-2). Pare spieghi l’andamento riproduttivo dei conigli.
giovedì 14 gennaio 2010
lunedì 11 gennaio 2010
11 gennaio, ma anche tutti gli altri giorni
Certo che senza di te non è stato più come prima...
Stanotte è venuta l'ombra,
l'ombra che i fa il verso,
le ho mostrato il coltello
e la mia maschera di Gelso.
E se lo sa mio padre,
mi metterò in cammino,
se mio padre lo sa,
mi imbarcherò lontanto.
...
Quale sarà la mano,
che illumina le stelle?
A Fabrizio. Perché tra tutte le celebrazioni, commemorazioni ufficiali, i revisionismi (di certo non da parte di grandi come Fossati, De Gregori, Piovani...) "scriveva o non scriveva?" e "gran parte di quella canzone di Fabrizio è roba mia" (risposta: e chi se ne frega? risposta alternativa: perché non lo sostenevi 15 anni fa?), l'unica cosa che sovviene a noi che lo abbiamo amato tanto ed ancora tanto lo amiamo è che ci manca. e qualche volta che non troviamo le parole o ci sentiamo soli, vorremmo lui ci fosse, a trasformare in verbo e melodia il nostro sentire, la nostra solitudine, sublimando l'intangibile blue che a talvolta stringe il cuore in quel mondo degli ultimi e dei vinti a cui Fabrizio, con grazia e leggerezza, sapeva restituire "una goccia di splendore"
Ciao Fabri, ti voglio bene.
Stanotte è venuta l'ombra,
l'ombra che i fa il verso,
le ho mostrato il coltello
e la mia maschera di Gelso.
E se lo sa mio padre,
mi metterò in cammino,
se mio padre lo sa,
mi imbarcherò lontanto.
...
Quale sarà la mano,
che illumina le stelle?
A Fabrizio. Perché tra tutte le celebrazioni, commemorazioni ufficiali, i revisionismi (di certo non da parte di grandi come Fossati, De Gregori, Piovani...) "scriveva o non scriveva?" e "gran parte di quella canzone di Fabrizio è roba mia" (risposta: e chi se ne frega? risposta alternativa: perché non lo sostenevi 15 anni fa?), l'unica cosa che sovviene a noi che lo abbiamo amato tanto ed ancora tanto lo amiamo è che ci manca. e qualche volta che non troviamo le parole o ci sentiamo soli, vorremmo lui ci fosse, a trasformare in verbo e melodia il nostro sentire, la nostra solitudine, sublimando l'intangibile blue che a talvolta stringe il cuore in quel mondo degli ultimi e dei vinti a cui Fabrizio, con grazia e leggerezza, sapeva restituire "una goccia di splendore"
Ciao Fabri, ti voglio bene.
venerdì 11 dicembre 2009
12 dicembre
Chi pagherà le vittime innocenti, chi darà vita a Pinelli il ferroviere?
(inserito su youtube da agitazioni)
Alle vittime di Piazza Fontana.
Marghi
domenica 15 novembre 2009
Pisa per Ivan
Il nostro amico Carlo Rovello ha scritto questo pezzo di ritorno in quel di Savona (e dintorni) da Pisa, dove si è svolto un evento in ricordo di Ivan Della Mea. Carlo ci ha mandato questo ricordo, e noi con affetto lo pubblichiamo :-).
Il Circolo Agorà di Pisa ricorda Ivan Della Mea
Un Circolo Arci di quelli che non trovi più tanto facilmente. Si respira un’aria di amicizia e di profonda passione politico-sociale. Tutti si prodigano per farti sentire a tuo agio, ti coccolano.
Così siamo stati accolti dal Circolo Agorà di Pisa, in Via Bovio, non lontani dall’Arno e dalla stazione ferroviaria.
Sabato 14 novembre si è voluto ricordare Ivan Della Mea, recentemente scomparso, nativo di Lucca ed esponente del Nuovo Canzoniere Italiano.
Io e Giovanni Straniero siamo stati invitati a presentare il saggio sul Cantacronache (Cantacronache- I cinquant’anni della canzone ribelle- Zona 2008) , con Gualtiero Bertelli a darci man forte con i suoi aneddoti, la sua chitarra e la sua fisarmonica.
Ci è piaciuto ricordare Ivan, ma anche il fratello Luciano della Mea, intellettuale ed attivista politico di spicco, uno dei primi ad intervenire quando, proprio a Pisa, fu picchiato a morte l’anarchico Serantini.
Un pomeriggio piacevole, ripercorrendo il tentativo di nobilitazione della canzone leggera tentato con ferma consapevolezza dal Cantacronache e da Michele L. Straniero (lo zio di Giovanni Straniero), insieme a Liberovici, Amodei, Margot, Jona, ma anche a Calvino, Fortini, Pogliotti e tutti gli altri che presero parte al progetto.
Dopo l’esperienza prodromica e seminale del Cantacronache, il testimone passò proprio al Nuovo Canzoniere, con figure quali Pietrangeli, Giovanna Marini, Gualtiero Bertelli e il medesimo Ivan (Luigi) Della Mea, splendido interprete anche del dialetto milanese.
Una lauta cena preparata con cura dagli allievi del corso di cucina del Circolo, poi comincia il clou della serata. Per primo entra in scena il coro dei ragazzi dell’Agorà, tutti a semicerchio, chitarra a tracolla, fisarmonica e giù ad intonare melodie popolari, mentre tutti ci troviamo pervasi da un’ atmosfera di comunanza e autenticità.
Al fine sale sul piccolo palco Bertelli, ( l’unico essere umano che canta con la voce da aragosta, come scherzosamente lo definì proprio Della Mea), la barbetta da moschettiere, i capelli spartiti, argentati e rigogliosi.
Un ricordo ancora per l’amico Ivan, poi Gualtiero ci conduce col suo repertorio nella Laguna Veneziana, tra i ricordi d’infanzia sull’isola della Giudecca, gli aneddoti scherzosi, i momenti di acuta riflessione e di rabbia sociale e non può mancare la sua Nina: “Nina ti te ricordi quanto che gavemo messo a andar su 'sto toco de eto nsieme a far a l'amor”.
Grazie a tutti.
Carlo Rovello
Il Circolo Agorà di Pisa ricorda Ivan Della Mea
Un Circolo Arci di quelli che non trovi più tanto facilmente. Si respira un’aria di amicizia e di profonda passione politico-sociale. Tutti si prodigano per farti sentire a tuo agio, ti coccolano.
Così siamo stati accolti dal Circolo Agorà di Pisa, in Via Bovio, non lontani dall’Arno e dalla stazione ferroviaria.
Sabato 14 novembre si è voluto ricordare Ivan Della Mea, recentemente scomparso, nativo di Lucca ed esponente del Nuovo Canzoniere Italiano.
Io e Giovanni Straniero siamo stati invitati a presentare il saggio sul Cantacronache (Cantacronache- I cinquant’anni della canzone ribelle- Zona 2008) , con Gualtiero Bertelli a darci man forte con i suoi aneddoti, la sua chitarra e la sua fisarmonica.
Ci è piaciuto ricordare Ivan, ma anche il fratello Luciano della Mea, intellettuale ed attivista politico di spicco, uno dei primi ad intervenire quando, proprio a Pisa, fu picchiato a morte l’anarchico Serantini.
Un pomeriggio piacevole, ripercorrendo il tentativo di nobilitazione della canzone leggera tentato con ferma consapevolezza dal Cantacronache e da Michele L. Straniero (lo zio di Giovanni Straniero), insieme a Liberovici, Amodei, Margot, Jona, ma anche a Calvino, Fortini, Pogliotti e tutti gli altri che presero parte al progetto.
Dopo l’esperienza prodromica e seminale del Cantacronache, il testimone passò proprio al Nuovo Canzoniere, con figure quali Pietrangeli, Giovanna Marini, Gualtiero Bertelli e il medesimo Ivan (Luigi) Della Mea, splendido interprete anche del dialetto milanese.
Una lauta cena preparata con cura dagli allievi del corso di cucina del Circolo, poi comincia il clou della serata. Per primo entra in scena il coro dei ragazzi dell’Agorà, tutti a semicerchio, chitarra a tracolla, fisarmonica e giù ad intonare melodie popolari, mentre tutti ci troviamo pervasi da un’ atmosfera di comunanza e autenticità.
Al fine sale sul piccolo palco Bertelli, ( l’unico essere umano che canta con la voce da aragosta, come scherzosamente lo definì proprio Della Mea), la barbetta da moschettiere, i capelli spartiti, argentati e rigogliosi.
Un ricordo ancora per l’amico Ivan, poi Gualtiero ci conduce col suo repertorio nella Laguna Veneziana, tra i ricordi d’infanzia sull’isola della Giudecca, gli aneddoti scherzosi, i momenti di acuta riflessione e di rabbia sociale e non può mancare la sua Nina: “Nina ti te ricordi quanto che gavemo messo a andar su 'sto toco de eto nsieme a far a l'amor”.
Grazie a tutti.
Carlo Rovello
giovedì 12 novembre 2009
Enrico de Angelis: 40 tra musica ed inchiostro
Sta per uscire per Editrice Zona una voluminosa raccolta (ben 550 pagine!) di articoli sulla canzone e dintorni. Musica sulla carta. Quarant'anni di giornalismo intorno alla canzone è la memoria intellettuale di Enrico de Angelis, giornalista, storico della canzone nonché direttore artistico di quella resistente realtà che è il Club Tenco (tra povertà di fondi e mercificazione della cultura, uno dei pochi baluardi in difesa della buona musica).
Abbiamo avuto la fortuna di saggiare il libro in anteprima, e senza dubbio sarà una "golosa" lettura per tutti gli adepti della canzone d'autore e non solo. Infatti, diversi sono i contenuti dedicati "allo spettacolo" comunemente inteso, articoli di respiro ampio ed intelligenti che accanto a recensioni di mostri sacri o di splendidi artisti d'essai ci raccontano realtà parallele come il cabaret degli anni d'oro o il musical di qualità.
Largo spazio ovviamente ai grandi cantautori, ai nomi storici indimenticabili ed indimenticati, in un linguaggio piano ma curato, ricco senza essere manieristico, ma soltanto molto competente.
Curiosa, l'evoluzione linguistica, dal punto di vista della terminologia, sintomo e testimonianza di quel cambiamento di tempi che il buon giornalismo non può ignorare, e che si avverte leggendo il libro, senza nostalgie o forme retoriche, ma vissuto "da dentro", con passione per quello che si analizza e si racconta.
Un libro opportuno, questa forse la definizione più adeguata in tempi di sovraccarico mediatico e di quasi totale mancanza di filtri di qualità. Un libro che fa storia, memoria e cultura, impreziosito poi dal bel disegno di copertina dell'attore e artista Gianni Franceschini.
W la canzone d'autore!
Etichette:
Canzone d'autore,
Club Tenco,
Enrico de Angelis
mercoledì 11 novembre 2009
Inediti di Tenco

Il prossimo 13 novembre uscirà un doppio Cd di registrazioni inedite del grande Luigi Tenco, per Ala Bianca, casa discografica che sempre ci consola, nel panorama commerciale della musica italiana, con pubblicazioni di qualità (e di memoria storica).
Il cd di inediti appartiene alla collana "I Dischi del Club Tenco" e, ulteriore garanzia, è curato da Enrico de Angelis. Enrico, direttore artistico del Club Tenco e senza dubbio uno dei più importanti e competenti storici della canzone d'autore.
Il doppio CD verrà presentato durante la prossima edizione del Premio Tenco, giovedì 12 novembre alle ore 16 nel Roof del Teatro Ariston di Sanremo.
Cosa ascolteremo, in effetti, in questa felice pubblicazione di Ala Bianca?
Riportiamo un estratto del bell'articolo Luigi Tenco, gli inediti
di Angiola Codacci Pisanelli, pubblicato sull'espresso.
...
Il primo cd propone tre inediti mai incisi dal cantante genovese: un brano solo musicale, "No no no", affidato a Stefano Bollani in onore delle radici jazzistiche di Tenco (nel disco c'è una sorpresa: due brani jazz eseguiti dal musicista diciottenne al sax contralto del Settetto Moderno Genovese); poi la bellissima "Se tieni una stella", affidata alla voce di Massimo Ranieri, e una versione inglese di "Vola Colomba" di Nilla Pizzi, trasfigurata dalla traduzione di Tenco e dall'esecuzione virtuosistica di Morgan. Ma la vitalità del cantante, la sua importanza per la musica di oggi, si coglie anche nel secondo dei due cd. Qui sono raccolti i risultati di anni di lavoro da parte del Club Tenco, il gruppo fondato da Amilcare Reverberi e diretto da Enrico de Angelis che anima il Premio Tenco e la Rassegna della canzone d'autore a cui vengono invitati i migliori cantanti e cantautori italiani.
Nel disco di cover tenchiane sfilano molti nomi noti: da Roberto Vecchioni ai Têtes de Bois, da Alice agli Skiantos. Il tutto incorniciato da due versioni completamente diverse di "Lontano lontano": marcia zingaresca per Vinicio Capossela, testamento esistenziale per Eugenio Finardi
C'è anche "Cara Maestra", cantata, con quell'accento inglese mai cancellato da quarant'anni di successi italiani, da Shel Shapiro: «Cara maestra, un giorno m'insegnavi che a questo mondo noi, noi siamo tutti uguali; ma quando entrava in classe il direttore tu ci facevi alzare tutti in piedi, e quando entrava in classe il bidello ci permettevi di restar seduti».
"Cara maestra" introduce al Tenco più impegnato, pre-sessantottino. «Una sezione consistente nel disco è quella delle canzoni satiriche», racconta de Angelis. «Sono brani misconosciuti che Tenco aveva eseguito in tv ma che sono usciti solo nei dischi postumi». Ecco quindi la "Ballata della moda" di Giovanni Block, la "Vita sociale" di Simone Cristicchi, e la "Ballata del marinaio" cantata in sardo da Elena Ledda. Sono canzoni impegnate che fanno capire meglio l'invettiva ai "Padroni della Terra", la canzone che apre questo cofanetto e che ha una lunga storia. Il testo originale, scritto ai tempi della guerra in Indocina da Boris Vian, grande irregolare della letteratura francese, chiama in causa il presidente De Gaulle: e costò agli autori e ai cantanti anni di pubblico disprezzo da parte della destra francese, ma anche una fama solida tra i pacifisti. In Italia la canzone resta praticamente sconosciuta, racconta de Angelis, «fino a quando rimbalza dagli Stati Uniti, dove Peter Paul e Mary la traducono in inglese e ne fanno un inno contro la guerra del Vietnam».
Poi sono venute le versioni di Ornella Vanoni negli anni Settanta, e da Ivano Fossati. L'incisione di Tenco è del '66, e la canta in una bella traduzione tutta sua. La registrazione conserva i rumori "di studio". Si chiude con Tenco che chiede al tecnico del suono: «Senti non si può fare in due volte?». «Ma guarda che va bene», lo rassicura il tecnico. Va bene, sì: eppure resta per quarant'anni nei cassetti della casa discografica. Forse perché era una canzone un po' rischiosa, soprattutto per un cantante che già con "Cara Maestra" - quell'attacco all'ipocrisia di maestri e funzionari riciclati dopo il fascismo, aveva fatto scandalo, guadagnandosi due anni di esilio dalla Rai.
Meglio puntare sui cuori spezzati. E le canzoni impegnate, se proprio si dovevano pubblicare, relegarle sul "lato B".
martedì 10 novembre 2009
Tenco 2009: incontri pomeridiani
Il programma dei pomeriggi del Tenco 2009 (dal sito web del club). Da, segnalare, l'iniziativa "Sei personaggi in cerca di cantautore", un dialogo con sei intellettuali extra-canzone, a proposito delle canzoni...
Saranno come sempre dense le mattinate e i pomeriggi del Premio Tenco, in programma dal 12 al 14 novembre al Teatro Ariston di Sanremo.
Tutti i giorni la “Rassegna della canzone d’autore” (organizzata dal Club Tenco con i contributi del Comune di Sanremo, della Regione Liguria e della Siae) sarà aperta alle 12 dal consueto “Song Drink”, l’aperitivo d’incontro con gli artisti che si esibiranno in serata. Si svolgerà al Roof del Teatro Ariston ad ingresso libero, così come i vari appuntamenti previsti nei tre pomeriggi.
Giovedì 12, alle 15.30, si comincerà parlando del libro-dvd L’infermeria. 20 anni… un lungo incontro, con Cristiano Angelini, Luciano Barbieri e Walter Vacchino, con proiezioni. Alle 16 sarà la volta della presentazione del doppio cd del Club Tenco Luigi Tenco, inediti, a cura di Enrico de Angelis, e del cd Genova Jazz ‘50, con Gabriella Airaldi, Fabrizio De Ferrari e Mario Dentone, con proiezioni. Alle 17 si potrà assistere al film di Wayne Scott Cose del Tenco, realizzato in occasione della Rassegna dello scorso anno.
Venerdì 13, alle 15.30, Giordano Sangiorgi presenterà il Mei 2009, mentre alle 16 si parlerà del volume Il sogno e l’avventura di Riccardo Mannerini, con il curatore Francesco De Nicola, Vittorio De Scalzi, Mauro Macario, Ugo Mannerini e Marco Ongaro, con letture e canzoni. Alle 17 Tango al Tenco, spazio dedicato al tango argentino, con la partecipazione di Marco Castellani, un incontro con Daniel Melingo e la presentazione del libro di Horacio Ferrer Loca ella y loco yo, con Claudio Pozzani.
Sabato 14 si inizierà alle 15 con un appuntamento particolare, Chi non la canta la conta. Sei personaggi in cerca di cantautore, condotto da Sergio Ferrentino e con il sottofondo musicale di Maurizio Camardi. Parteciperanno Massimo Carlotto, don Andrea Gallo, Carlo Petrini, Sergio Staino, Gabriele Vacis e Patrizia Valduga. Alle 17 don Andrea Gallo e Pepi Morgia presenteranno il libro di Claudio Porchia I fiori di Faber, mentre alle 17.30 verrà ricordata il Premio Tenco Fernanda Pivano con un’anticipazione dello spettacolo La canzone di Nanda, presenti Giulio Casale e Gabriele Vacis, e la proiezione del film di Ottavio Rosati Generazioni d’amore, le quattro Americhe di Fernanda Pivano, introdotto da Tito Schipa.
Il Premio Tenco da sempre ha anche uno spazio dedicato alle mostre. Quest’anno a partire dal 12 novembre nella sala incontri del Teatro Ariston sarà possibile visitare (dalle 11 alle 21) “Il primo disco non si scorda mai”, a cura di Franco Settimo, con le copertine dei dischi d’esordio di moltissimi cantautori, e “Photoshow”, una mostra-laboratorio di Fabrizio Fenucci che rielaborerà artisticamente le fotografie che scatterà durante la Rassegna e le esporrà subito dopo.
Saranno come sempre dense le mattinate e i pomeriggi del Premio Tenco, in programma dal 12 al 14 novembre al Teatro Ariston di Sanremo.
Tutti i giorni la “Rassegna della canzone d’autore” (organizzata dal Club Tenco con i contributi del Comune di Sanremo, della Regione Liguria e della Siae) sarà aperta alle 12 dal consueto “Song Drink”, l’aperitivo d’incontro con gli artisti che si esibiranno in serata. Si svolgerà al Roof del Teatro Ariston ad ingresso libero, così come i vari appuntamenti previsti nei tre pomeriggi.
Giovedì 12, alle 15.30, si comincerà parlando del libro-dvd L’infermeria. 20 anni… un lungo incontro, con Cristiano Angelini, Luciano Barbieri e Walter Vacchino, con proiezioni. Alle 16 sarà la volta della presentazione del doppio cd del Club Tenco Luigi Tenco, inediti, a cura di Enrico de Angelis, e del cd Genova Jazz ‘50, con Gabriella Airaldi, Fabrizio De Ferrari e Mario Dentone, con proiezioni. Alle 17 si potrà assistere al film di Wayne Scott Cose del Tenco, realizzato in occasione della Rassegna dello scorso anno.
Venerdì 13, alle 15.30, Giordano Sangiorgi presenterà il Mei 2009, mentre alle 16 si parlerà del volume Il sogno e l’avventura di Riccardo Mannerini, con il curatore Francesco De Nicola, Vittorio De Scalzi, Mauro Macario, Ugo Mannerini e Marco Ongaro, con letture e canzoni. Alle 17 Tango al Tenco, spazio dedicato al tango argentino, con la partecipazione di Marco Castellani, un incontro con Daniel Melingo e la presentazione del libro di Horacio Ferrer Loca ella y loco yo, con Claudio Pozzani.
Sabato 14 si inizierà alle 15 con un appuntamento particolare, Chi non la canta la conta. Sei personaggi in cerca di cantautore, condotto da Sergio Ferrentino e con il sottofondo musicale di Maurizio Camardi. Parteciperanno Massimo Carlotto, don Andrea Gallo, Carlo Petrini, Sergio Staino, Gabriele Vacis e Patrizia Valduga. Alle 17 don Andrea Gallo e Pepi Morgia presenteranno il libro di Claudio Porchia I fiori di Faber, mentre alle 17.30 verrà ricordata il Premio Tenco Fernanda Pivano con un’anticipazione dello spettacolo La canzone di Nanda, presenti Giulio Casale e Gabriele Vacis, e la proiezione del film di Ottavio Rosati Generazioni d’amore, le quattro Americhe di Fernanda Pivano, introdotto da Tito Schipa.
Il Premio Tenco da sempre ha anche uno spazio dedicato alle mostre. Quest’anno a partire dal 12 novembre nella sala incontri del Teatro Ariston sarà possibile visitare (dalle 11 alle 21) “Il primo disco non si scorda mai”, a cura di Franco Settimo, con le copertine dei dischi d’esordio di moltissimi cantautori, e “Photoshow”, una mostra-laboratorio di Fabrizio Fenucci che rielaborerà artisticamente le fotografie che scatterà durante la Rassegna e le esporrà subito dopo.
Iscriviti a:
Post (Atom)